martedì 18 maggio 2010

Genesi della struttura piramidale di Vesallo.

GENESI DELLA STRUTTURA PIRAMIDALE DI VESALLO
-analisi macrostrutturale-

di PAOLO BALOCCHI*


(*) laureato in Geologia presso l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia

Introduzione
In questo breve studio si vuole descrivere le considerazioni personali rispetto alla scoperta di alcune strutture piramidali in Italia. Si farà riferimento alla struttura di Vesallo a Reggio Emilia descritta di recente da ROMANO (2009) e CORRADI (2009).

Lo studio prevede le seguenti fasi:
· Ricerca bibliografica inerente alle principali strutture tettoniche dell’area di Vesallo;
· Studio delle foto satellitari prese da Google Maps per cartografare le strutture tettoniche alla scala regionale e la morfologia delle piramidi;
al fine di descrivere i processi genetici della struttura piramidale.

Inquadramento geografico e geologico - geomorfologico
La struttura piramidale (coordinate geografiche: N 44° 26' 22.46" E 10° 32' 13.83" di Grw.) si trova nel territorio di Reggio Emilia, tra il paese di Vesallo e quello di Savognatica situati a sud-ovest di Carpiteti (fig. 1).

Il paesaggio è caratterizzato da litologie appartenenti alla Successione Epiligure (BETTELLI E ALT., 1989a e 1989b) caratterizzata una litologia arenarceo – conglomeratici e al tetto da torbiditi pelitiche (MARTELLI E ALT., 1996). Queste litologie appartengono alla Formazione di Ranzano. Sulla base delle caratteristiche sedimentologiche è possibile differenziarle e suddividerle in differenti membri: Membro della Vall Pellosa e il Membro di Varano dei Melegari, entrambe cartografati dal Servizio Geologico, Sismico dei Suoli della Regione Emilia - Romagna (Fig. 2).

Dal punto di vista geomorfologico, l’area di studio presenta un alto topografico conincidente con la struttura piramidale ruotata in senso orario di circa 15° rispetto la direzione del nord. La base della piramide mostra una forma quadrata, con i lati esposti a nord e a ovest rettilinei ben definiti (lati certi), mentre il lato a est è in parte definito e tracciabile e in parte mal definito. Il lato a sud è mal definito e non tracciabile a causa delle pratiche agricole (lati incerti; fig. 3).

Interessante è il lato a ovest che mostra una forma geometrica regolare con una superficie pianeggiante e inclinata con un angolo di circa 25/30° (ROMANO, 2009; CORRADI, 2009). Tali forme vengono descritte da diversi autori come “faccette trapezoidali e triangolari” (PANIZZA, 1995; PANIZZA & PIACENTE, 1978) classificate in modo differente a secondo della posizione in cui si trovano (UFIMTSEV, 1990).
BRANCACCIO E ALT. (1977) anno descritto alcuni esempi tipici che si possono osservare nei rilievi calcarei dell’Appennino meridionale. Il profilo che l’autore descrive, mostra un andamento lineare e una inclinazione di 35°.

Analisi delle strutture tettoniche
Dalla carta geologica (fig. 2) si possono notare le principali faglie cartografate presenti nell’area di studio. Attraverso la fotointerpretazione delle immagini satellitari, prese da Google Maps, è possibile definire l’ubicazione e la geometria delle diverse strutture tettoniche presenti nell’area che sono rappresentate da netti sistemi di faglie per lo più ad alto angolo (fig. 4).

Dai dati raccolti attraverso l’analisi delle carte geologiche e dalla fotointerpretazione delle immagini satellitari, si sono individuati nell’area in studio due sistemi principali di strutture tettoniche:
· Sistema NE – SO: con una orientazione di circa N 50°/60° e denominato in letteratura scientifica come “sistema antiappenninico” perché taglia l’asse della catena appenninica in senso trasversale;
· Sistema NO – SE: con una orientazione di circa N 300° e denominato in letteratura scientifica come “sistema appenninico” perché è parallelo all’asse della catena appenninica (longitudinale);
I due sistemi si intersecano con un angolo prossimo ai 120°. Tale analisi geometrica è concorde con altre pubblicazioni che descrivono l’assetto strutturale dell’Appennino settentrionale (FAZZINI & GELMINI, 1982; BOCCALETTI E ALT., 1977, 1980, 1985; BETTELLI E ALT., 1989a, 1989b; PAPANI E ALT., 1987; BETTELLI, VANNUCCHI & CAPITANI, 2001; BETTELLI, PANINI & CAPITANI, 2002; BALOCCHI, 2003). Inoltre è presente un sistema con orientazione N 20° non cartografato nella carta geologica ma con pronunciate evidenze geomorfologiche riscontrabili dallo studio delle immagini satellitari (fig.4)
Sul lato ovest della struttura piramidale e leggermente più a valle si ritrova una superficie planare di forma trapezoidale inclinata mediamente di 20/25°.

Conclusione
Il fenomeno della struttura piramidale di Vesallo nella Provincia di Reggio Emilia è un fenomeno naturale legato ai processi di erosione e alterazione chimica selettiva lungo le principali direttrici tettoniche successive al movimento dei due blocchi.

I dati ricavati dalle carte geologiche e dalla fotointerpretazione mostrano come la struttura piramidale è ruotata di un angolo N 15° (fig. 3) e il lato certo della struttura piramidale situato a nord è allineato secondo il "sistema appenninico" (N 300°) mentre il lato ad ovest della struttura è allineato secondo le strutture tettoniche con spiccate evidenze geomorfologiche che alla scala macroscopica possono rappresentare faglie associate a quelle con direzione appenninica. L’incertezza dei due lati posti a est e sud è dovuta con molta probabilità ai processi di modellamento naturale e antropico.
La superficie triangolare sul lato ovest della piramide è correlabile a quella di maggiore estensione e di forma trapezoidale posta a una quota topografica più bassa sempre sul versante ovest della montagna. Entrambe le due superfici presentano la medesima inclinazione di 25/30° molto prossima a quella descritta da BRANCACCIO E ALT. (1977).
Con il progredire del tempo geologico, gli sforzi tettonici in atto in tale regione hanno portato alla dislocazione dei diversi blocchi della Formazione di Ranzano, generando delle scarpate di faglia (superfici strutturali pianeggianti più o meno estese, fig.5).




Successivamente i processi erosivi e quelli di alterazione fanno arretrare la scarpata di faglia formando le faccette triangolari come quelle preseti nella parte alta del versante (faccetta sommitale in corrispondenza di una faglia minore) e quella trapezoidale (faccetta basale) nella parte bassa, entrambe con una inclinazione intorno ai 25/30° (fig. 6).

Lo studio condotto mostra come i processi fisici e chimici in corrispondenza dei principali lineamenti strutturali possa generare delle strutture piramidali molto simili a quelle che in passato sono state costruite dall’uomo. Non un modellamento da parte dell’uomo, ma un lungo processo geologico che ha formato queste curiose strutture.

Per verificare l'ipotesi descritta è necessario uno studio mesostrutturale alla scala dell'affioramento, dove misurare l'orientazione dei piani di faglia e verificare l'effettivo parallelismo con le strutture macroscopice e i lati della struttura piramidale.

Bibliografia
BALOCCHI P. (2003); Analisi mesostrutturale e macrostrutturale delle strutture fragili presenti nelle unità del Gruppo di Bismantova affioranti tra Zocca eCastel D’Aiano (Appennino modenese e bolognese). Tesi di laurea inedita, Dip. Sc. Terra Università di Modena e Reggio Emilia.
BETTELLI G., BONAZZI U., FAZZINI P., GASPERI G., GELMINI R., PANINI G. (1989a); Nota illustrativa alla Carta geologica dell’Appennino modenese e zone limitrofe. Mem. Soc. Geol. It., 39 (1987), pp. 487-498.
BETTELLI G., BONAZZI U., FAZZINI P.,PANINI G. (1989b); Schema introduttivo alla geologia delle Epiliguridi nell’Appennino modenese e nelle aree limitrofe. Mem. Soc. Geol. It., 39 (1987), pp. 215-246.
BETTELLI G., VANUCCHI P., CAPITANI M. (2001); Extensional structures on the Po Valley Side of the northern Appenines. Poster, Fall Meeting 2001.
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BOCCALETTI M., COLLI M., NAPOLEONE G. (1977); Nuovi allineamenti strutturali da immagini Landsat e rapporti con l’attività sismica negli appennini. Bol. Soc. Geol. It., 96, pp. 679-694.
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BOCCALETTI M., COLLI M., EVA C., FERRARI C., GIGLIA C., LAZZAROTTO A., MERLANTI F., NICOLIN R., PAPANI G., POSTPISCHL D. (1985); Consideration on the seismotectonics of the Northern Apennines. Tectophysics, 117, pp. 732-743.
BRANCACCIO L., CINQUE A., SGROSSO I. (1977); Forma e genesi di alcuni versanti di faglia in rocce carbonatiche: il riscontro naturale di un modello teorico. Rend. Acc. Sc. F.M.S.N.S.L.A. Napoli, ser. 4, 46.
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PANIZZA M., PIACENTE S. (1978); Rapporti fra Geomorfologia e Neotettonica. Messa a punto concettuale. Geogr. Fis. Din. Quat., 1(2).
PANIZZA M. (1995); Geomorfologia. Pitagora Editrice Bologna.
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