giovedì 22 luglio 2010

Rilevamento geologico-strutturale e studio altimetrico della morfostruttura piramidale di Vesallo e considerazioni sulla morfogenesi (App. reggiano)

Paolo Balocchi



Riassunto: Attraverso il rilevamento altimetrico e l’elaborazione della Carta del microrilievo naturale, la Carta dell’esposizione del versante, la Carta dell’inclinazione del versante e il DEM (Digital Elevation Model) è stato possibile definire l’assetto altimetrico della morfostrutura e riconoscere alcune forme dovute al modellamento naturale dei versanti. Il rilevamento geologico–strutturale in corrispondenza di alcuni affioramenti in prossimità della morfostruttura piramidale ha messo in evidenza come la morfologia sia controllata sia dalle faglie, sia dalle pieghe (assetto stratigrafico delle strutture plicative), come si rinviene da due affioramenti, il primo collocato sul lato a nord e il secondo sulla vetta della morfostruttura dove è conservata la stratificazione.


Introduzione
La morfostruttura piramidale di Vesallo (Carpiteti, Reggio Emilia) viene descritta da alcuni autori (ROMANO, 2009a; CORRADI, 2009) come forma di origine antropica dovuta al rimodellamento del versante da parte di popolazioni antiche vissute nelle aree limitrofe e precedenti alle popolazioni etrusche. Uno studio precedente, invece le descrive come fenomeno naturale legato ai processi di erosione e alterazione chimica selettiva lungo le principali direttrici tettoniche (BALOCCHI, 2010a). Altre morfostrutture piramidali italiane nell’Appennino meridionale anch’esse descritte come fenomeno di origine antropico (ROMANO, 2009b; BARBADORO), sono state oggetto di un recente studio macroscopico, dove si sono analizzate le morfologie e le strutture geologiche attraverso l’analisi delle foto satellitari di GoogleMap (BALOCCHI, 2010b). Lo studio propone il “modello denudazionale” per recessione rettilinea con variazione dell’inclinazione del versante (BRANCACCIO e al., 1978;) come modello genetico delle morfostrutture piramidali, che con tutta probabilità può essere esteso anche ad altri siti.

Tale studio ha come obiettivo quello di valutare il modello morfogenetico precedentemente descritto da BALOCCHI (2010a; 2010b) e completarlo con i dati di campagna relativi allo studio dell’assetto altimetrico e delle principali strutture tettoniche.
Il rilevamento dell’assetto altimetrico con la realizzazione di carte tematiche (Carta del microrilievo naturale, Carta dell’esposizione del versante, Carta dell’inclinazione del versante, DEM) allo scopo di descrivere dell’andamento spaziale della superficie topografica e le principali forme del paesaggio.
Il rilevamento geologico-strutturale delle principali strutture tettoniche descriverà l’assetto strutturale dell’area e l’eventuale corrispondenza con la morfostruttura, confermando l’ipotesi di controllo sulla morfologia da parte delle strutture tettoniche.

Inquadramento geologico
L’area oggetto dello studio dal punto di vista geologico ricade all’interno della sinclinale Vetto-Carpineti (PAPANI e al., 1987; DE NARDO e al., 1991) e litologicamente è caratterizzata dalle formazioni appartenenti alla Successione Epiligure, (BETTELLI e al., 1987) di seguito descritte:
Formazione di Ranzano (fig. 1 e 2) è caratterizzata da corpi sedimentari di origine torbiditica con geometria da tabulare a lenticolare e con facies deposizionali molto variabili, da conglomeratiche ad arenacee, arenaceo-pelitiche e pelitiche (MARTELLI e al., 1998, PAPANI e al., 2002).
Il contatto inferiore della formazione è per lo più con la Formazione delle Marne di Monte Piano ed è segnato dalla comparsa di ben netti livelli arenaci, assenti nella parte alta delle formazione sottostante; localmente la Formazione di Ranzano può appoggiare anche sulle sottostanti unità liguri deformate. Spesso il contatto con le Marne di Monte Piano è discordante con una netta lacuna erosiva (PAPANI e al., 2002).
Anche il contatto con le sovrastanti marne della Forazione di Antognola è netto e in discordanza angolare con una lacuna biostratigrafia (FORNACIARI, 1982; FREGNI & PANINI, 1987; DE NARDO e al., 1991).
L’origine della formazione è torbiditica di ambiente di scarpata e di bacino con intercalazioni di frane sottomarine. Età: Eocene sup. – Oligocene inf. (Priamboniano sup. – Rupeliano sup.).
La Formazione di Ranzano è stata distinta in differenti membri (MARTELLI e al., 1998; PAPANI e al., 2002) tra i quali si descrivono quelli rappresentati nell’area di studio (fig. 1 e fig. 2):

  • Membro di Varano dé Melegari (RAN3): con contatto netto, talora discordante, sul Membro della Val Pessola, è ricoperto in apparente continuità di sedimentazione dalla sovrastante Formazione di Antoniola. Le litofacies sono quelle pelitico-arenacee ed arenaceo-pelitiche; gli strati variano da molto sottili a spessi, talvolta molto spessi, con geometria che può essere sia tabulare che lenticolare.
  • Membro della Val Pessola (RAN2): litofacies variabile, da pelitico-arenacea a arenaceo-conglomeratica; gli strati sono variabile da medi a molto spessi e la geometria è generalmente tabulare, mentre negli strati a granulometria grossolana si presentano a forma lenticolari.


Formazione delle Marne di Monte Piano (fig. 1 e 2): costituita da marne argillose e argille marnose in strati sottili e sottilissimi, recanti strati sottili e lenticolari di arenarie feldspatiche biancastre gradate e laminate, litologicamente analoghe a quelle che costituiscono la Formazione di Loiano. L’ambiente è riferibile a quello di scarpata e bacino profondo, con sedimentazione emipelagica fine intervallata da depositi torbiditici in condizioni distali. Età: Eocene medio – Eocene sup. (Luteziano – Priamboniano) (PAPANI e al., 2002).

Formazione di Loiano (fig. 1 e 2): è formata da corpi di arenarie silicoclastiche quarzose e feldspatiche di colore biancastro, poco cementate che costituiscono intercalazioni entro le Marne di Monte Piano (BETTELLI e al., 1987; PAPANI e al., 2002).


Dall’analisi macroscopica (BALOCCHI, 2010a) sono stati riscontrati due sistemi principali di faglie e uno subbordinato:

  • Sistema NE-SO: con una orientazione di circa N50°/60° e denominato in letteratura scientifica come “sistema antiappenninico” perché taglia l’asse della catena appenninica in senso trasversale (fig. 2);
  • Sistema NO-SE: con una orientazione di circa N300° e denominato in letteratura scientifica come “sistema appenninico” perché è parallelo all’asse della catena appenninica (longitudinale; fig. 2);
  • Un ulteriore sistema di faglie (fig.2) subverticale e con direzione N30° con spiccate evidenze geomorfologiche che alla scala macroscopica rappresentano faglie secondarie subbordinate a quelle appenniniche è stata cartografata lungo il Fosso delle Coste ubicato ad ovest della morfostruttura piramidale (BALOCCHI, 2010a).
Assetto altimetrico
La morfostruttura piramidale si trova in corrispondenza di una collina di altezza 587 m sul livello medio del mare, e presenta una spiccata forma piramidale a base quadrata. Dei quattro fianchi della morfostruttura piramidale, tre (i fianchi Ovest, Nord e quello Est) sono occupati da una fitta copertura boschiva, mentre il fianco sud è sfruttato per le colture agricole e con molta probabilità la sua morfologia può essere influenzata dalle pratiche umane.
L’assetto altimetrico della morfostruttura piramidale in esame viene rappresentata nella Carta del microrilievo naturale (fig. 3), con equidistanza delle isoipse di 5 m. La carta è stata ricavata elaborando i dati provenienti da due fonti differenti. I primi sono stati ricavati dalla topografia alla scala 1:25000 (GEOMEDIA, 2009), mentre i secondi sono stati acquisiti in campagna attraverso GPS portatile (waypoint in cordinate xyz), utilizzando i parametri geodetici descritti in Tab. 1. I dati ottenuti sono stati elaborati con procedura software mediante calcoli di interpolazione lineare.

Rielaborando la Carta del microrilievo naturale è stato possibile produrre diverse carte tematiche differenti in funzione delle caratteristiche che si volevano descrivere.

Carta dell’esposizione del versante (fig. 4; sovrapposta alla Carta del microrilievo naturale): descrive l’orientazione del versante attraverso delle isolinee e colori di uguale esposizione. Tale caratteristica è rappresentata dall’angolo azimutale tra il nord geografico e la direzione perpendicolare alle isoipse della superficie topografica rappresentata nella Carta del microrilievo naturale, misurato in senso orario. Gli angoli azimutali sono riferiti ai quattro punti cardinali principali come riportato in Tab. 2 ed ulteriormente suddivisi in classi di colore di 20° ciascuna (fig. 4).

Carta dell’inclinazione del versante (fig. 5; sovrapposta alla Carta del microrilievo naturale): descrive l’inclinazione del versante attraverso delle isolinee e colori di uguale inclinazione. Tale caratteristica del versante viene espressa in gradi da 0° per indicare il versante orizzontale e 90° per indicare quello verticale, ed opportunamente suddiviso in classi di colore di 10° ciascuna (fig. 5). DEM o modello digitale delle altezze (dall’inglese: Digital Elevatin Model): rappresenta la distribuzione spaziale delle altezze del terreno (fig. 6). Per meglio evidenziare l’andamento del terreno è stata introdotta una sorgente luminosa che simula l’illuminazione del sole sulla superficie terrestre creando un effetto di visione tridimensionale del rilievo (REICHENBACH e al., 1993; GIUSTI, 2001; CASTALDINI & BALOCCHI, 2006).

Analizzando i dati altimetrici della Carta del microrilievo naturale si possono ricavare informazioni sulla forma della morfostruttura piramidale. Come descritto da BALOCCHI (2010) la morfostruttura piramidale presenta una base a forma quadrata, con i lati esposti a nord e a ovest rettilinei e ben definiti (lati certi), mentre il lato a est è in parte definito e tracciabile e in parte mal definito. Il lato a sud è mal definito e non tracciabile a causa delle pratiche agricole che condizionano la morfologia del versante. La quota altimetrica della base della morfostruttura di Vesallo è pressappoco coincidente con la curva di livello dei 555 m, e i lati sono quasi tutti ortogonali tra loro, ad eccezione del vertice posto a SE il quale non conserva l’ortogonalità a causa della presenza di un dosso con direzione NO-SE e ben visibile nella Carta del microrilievo naturale (fig. 3). Inoltre si può notare come al procedere dalla base verso la vetta (quota di 587 m), la morfostruttura non conservi un perimetro a forma di quadrato, ma a partire dall’isoipsa dei 570 m assume una forma triangolare con un lato allungato in direzione NO-SE coincidente con il dosso descritto in precedenza (fig. 3).
Due insenature nelle isoipse marcate da zone di impluvio, una posta sul versante ovest e l’altra su quello est, mostrano come le acque di ruscellamento superficiale concentrate hanno inciso la superficie topografica trasversalmente alle isoipse.
La forma della morfostruttura è ben evidenziata anche nella Carta dell’esposizione del versante (fig. 4), dove mette in evidenzia la suddivisione in quattro settori della morfostruttura piramidale:

  • Esposizione Nord: settore con colori sulla tonalità rosso-arancione con angoli azimutali 30°.
  • Esposizione Est: settore con colori sulla tonalità arancione-rorro con angoli azimutali 60°/90°.
  • Esposizione Sud: settore con colori sulla tonalità verde con angoli azimutali 180°/210°.
  • Esposizione Ovest: settore con colori sulla tonalità blue con angoli azimutali 300°.

I due settori Nord e Est sembrano appartenere ad uno stesso settore interpretabile come lo stesso versante esposto a NE (angolo azimutale intorno ai 30°/60°) e tagliato a metà da un dosso a direzione SO-NE. Tale dosso sicuramente deve avere una genesi legata alle acque di ruscellamento superficiale concentrata in corrispondenza delle zone di impluvio descritte in precedenza che per erosione selettiva ha inciso il versante facendo emergere i dossi a direzione NO-SE (principale) e SO-NE (subordinato al precedente).
I fianchi della morfostruttura piramidale presentano un’inclinazione variabile da punto a punto dai 20° ai 40° di inclinazione (fig. 4).
Il versante posto sul lato ovest mostra una superficie regolare e a geometria planare come evidenziato dalla Carta dell’esposizione del versante (fig. 4) ed una inclinazione variabile e distribuita secondo fasce in funzione dell’altezza come mostra la Carta dell’inclinazione del versante (fig. 5):

  • fascia bassa di inclinazione 10°/20°;
  • fascia media di inclinazione 30°;
  • fascia alta di inclinazione 10°/20°.

Tale regolarità della fascia media con angolo azimutale di 300° e inclinazione di 30° la fa classificare come “superficie triangolare” (BALOCCHI, 2010a) in corrispondenza di una struttura tettonica subverticale a direzione N30° e con spiccate caratteristiche geomorfologiche alla scala macroscopica (BALOCCHI, 2010a) e successivamente arretrata per erosione selettiva (PANIZZA, 1995; BRANCACCIO e al., 1977; 1978; BALOCCHI, 2010a; 2010b). Nella fascia bassa (alla base del versante) si ha una regolarizzazione del versante con una inclinazione di 20° (fig. 5) a causa della deposizione dei sedimenti che provengono dalla fascia alta trasportati dalle acque di scorrimento superficiale (incidendo il versante trasversalmente alle isoipse come mostrato dalle due zone di impluvio) o da processi gravitativi (caduta di detrito dal versante).

Assetto mesostrutturale
E’ stata condotta dallo scrivente una campagna mesostrutturale di rilevamento delle strutture tettoniche in tre affioramenti (fig. 7). Sono state misurate con bussola geologica la giacitura (direzione e inclinazione) della stratificazione e delle principali faglie e frattura, allo scopo di descrivere l’assetto strutturale dell’area e verificare l’eventuale relazione con i lati della morfostruttura piramidale di Vesallo.


Affioramento 1
Tale affioramento si ritrova lungo il lato nord della morfostruttura piramidale. Litologicamente è costituito dalla Formazione di Ranzano (Membro della Val Pessola descritto da PAPANI e al., 2002) caratterizzato dall’alternanza di arenarie e peliti suddivise in strati dello spessore variabile da centimetrici a decimetrici e rapporto Arenaria/Pelite molto minore di 1.

Strutturalmente si può descrivere come multilayer (alternanze litologiche con competenza e spessore differente) (JOHNSON, 1977; DAVIS & REYNOLDS, 1996; BETTELLI & VANNUCCHI, 2003) costituito da alternanze di arenarie ad elevata competenza e spessore e peliti di competenza e spessore minore. Tali multilayer sono intensamente deformati da due mesopieghe di dimensioni metriche e classificate come parallele (Classe 1B) (RAMSAY & HUBER, 1987). Di tali pieghe è possibile descrivere l’assetto geometrico in funzione della direzione e inclinazione della cerniera (N226°-8°) e della direzione e inclinazione del piano assiale (N250°-18°), come anticlinali orizzontali coricate (fig. 8 e 9).



Affioramento 2
Tale affioramento è localizzato alla sommità della morfostruttura piramidale. Litologicamente, anch’esso è costituito dall’alternanza di arenarie e peliti suddivise in strati dello spessore variabile (A/P molto minori di 1) appartenenti alla Formazione di Ranzano (Membro della Val Pessola).
Anche in questo caso è possibile descrivere strutturalmente l’affioramento come multilayer (vedi descrizione affioramento 1) che presenta una giacitura rovesciata con direzione e inclinazione di N190°-60° (fig. 10).


In entrambe gli affioramenti descritti qui sopra, sono state misurati anche due piani di faglia rispettivamente con direzione e inclinazione di N260°-50° per l’affioramento 1 e N160°-50° per l’affioramento 2 (fig. 11). Per quanto ne concerne alla cinematica, il sistema a direzione N260° mostra una separazione stratigrafica che indica un movimento relativo dei due blocchi da faglia normale, mentre non si conosce la cinematica del sistema N160°. In proiezione stereografica i due sistemi si mostrano coniugati e molto probabilmente appartengono al medesimo evento distensivo descritto anche in altre aree dell’Appennino settentrionale (BALOCCHI, 2003).

Affioramento 3
Tale affioramento è localizzato a poca distanza della morfostruttura piramidale. Litologicamente è costituito dalla Formazione di Loiano costituita da una piccola bancata di arenarie silicoclastica a grana grossa, molto friabili e fratturate da due sistemi principali (non sono visibili indicatori cinematica sui piani di faglia ad indicare il movimento relativo dei blocchi): il primo orientato con direzione e inclinazione di N 190°-40° (parallelo al sistema di faglie antiappenninico) e il secondo orientato con direzione e inclinazione di N120°-60° (parallelo al sistema di faglie appenninico; fig. 12 e 13).



Confrontando i dati mesostrutturali misurati in affioramento si nota come le principali strutture plicative (piega anticlinale orizzontale – coricata) mostrano la direzione della linea di cerniera e la direzione della stratificazione pressoché parallela al lato ovest ed est della morfostruttura (fig. 8). Anche se tale struttura plicativa non deve avere avuto una conseguenza diretta sulla morfologia, con molta probabilità l’assetto stratigrafico ha influenzato marginalmente la forma attuale della collina.
Le due faglie dell’affioramento 1 e 2 sono parallele ai fianchi nord e sud della morfostruttura. Anche le fratture misurate nell'affioramento 3 (che visto il parallelismo con i sistemi di faglie appenniniche e antiappenniniche potrebbero essere delle faglie sebbene non sono stati riscontrati indicatori cinematici sulle superfici) mostrano direzioni molto prossime alla direzione dei lati della morfostruttura piramidale. Nella Formazione di Loiano si notano due sistemi principali (come descritto in precedenza; fig. 12 e 13) che però solo uno dei due sistemi si ritrova nella Formazione di Ranzano. Infatti il sistema di fratture a direzione N120° è stato misurato anche nella Formazione di Ranzano ed è parallelo ai lati nord e sud della morfostruttura. Per quanto riguarda il sistema a direzione N190°, non si sono trovate strutture con la stessa direzione nella Formazione di Ranzano, probabilmente perché le macrostrutture con spiccate evidenze geomorfologiche descritte da BALOCCHI (2010a) non presentano evidenze mesostrutturali (alla scala dell’affioramento), oppure tali macrostrutture rappresentate alla mesoscala da fratture sono anch’esse fratture macroscopiche (per il principio di PUMPELLY e al., 1894).

Conclusioni
Il ritrovamento di un limitato affioramento sulla cima della collina (fig. 10) che presenta una stratificazione ben conservata e in accordo coi i dati rilevati nell’affioramento 1, fa si che il fenomeno della struttura piramidale di Vesallo nella Provincia di Reggio Emilia è di origine naturale (BALOCCHI, 2010a). I dati altimetrici mostrano indizi di processi di dilavamento superficiale in atto accompagnati da probabili processi gravitativi che regolarizzano la fascia bassa del versante con inclinazioni variabili intorno ai 20°. Pertanto la genesi della morfostruttura piramidale deve imputarsi ai processi di erosione e alterazione chimica selettiva lungo le principali strutture tettoniche (BALOCCHI, 2010a)

La regolarità del versante ovest (angolo azimutale costante sui 300° circa e inclinazione di 30° per tutta la sua lunghezza) è effettivamente il risultato di un arretramento della scarpata di faglia a causa dei processi di erosione ed alterazione chimica. Faglia che alla scala mesoscopica non presenta evidenze geologico–strutturali ma che presenta spiccate caratteristiche morfologiche alla scala macroscopica (BALOCCHI, 2010a) presentandosi con assetto del piano subverticale e direzione N30° (fig.2).
Il modello morfogenetico che descrive la genesi di tale versante è rappresentato dal “modello denudazionale” per recessione rettilinea con variazione dell’inclinazione del versante (BRANCACCIO e al., 1978; ripreso da BALOCCHI, 2010b). Il versante è stato modellato da una serie di processi di alterazione chimica ed erosione fisica, in corrispondenza della principale struttura tettonica (con direzione N30°) portando all’arretramento del versante e alla sua riduzione di pendenza (impostandolo ad una inclinazione di 30°; BRANCACCIO e al., 1977; 1978; BALOCCHI, 2010b). Successivamente alla base del versante è avvenuta una regolarizzazione del profilo con una inclinazione di 20° per l’accumulo di detrito proveniente dalla parte alta del medesimo versante e trasportato dalle acque di scorrimento superficiale o da processi gravitativi (fig. 14).



I due versanti nord e sud sono il risultato dei processi di alterazione ed erosione lungo i due sistemi di faglie coniugate a direzione N260°-50° e N160°-50° (fig. 11) che si ritrovano in maniera persistente all’interno della Formazione di Ranzano (BALOCCHI, 2010a). L’inclinazione dei piani di faglia lungo la direzione N-S è parallelo al versante (fig. 15). Successivamente il fianco sud è stato ulteriormente modellato dall'uomo che attraverso le pratiche agricole ha ulteriormente variato il profilo del versante.

Il fianco est sembra non essere interessato da faglie che condizionano la morfologia (ad eccezione dei sistemi di frattura nella formazione di Loiano a direzione N190°, che non si presentano all’interno della Formazione di Ranzano e pertanto non vengono considerate). Per questo fianco il modello morfogenetico, è da imputare alle acque di scorrimento superficiale che hano modellato il versante, attraverso la sua erosione della parte alta e sucessivamente alla deposizione nella parte bassa. La giacitura stratigrafica (le pieghe presentano una giacitura pressoché parallele al fianco est della morfostruttura; fig. 8) ha condizionando marginalmente la morfogenesi della collina (fig. 14).

Pertanto sia le strutture tettoniche fragili (faglie e fratture) sia le strutture plicative (pieghe) hanno influenzato il modellamento dei versanti da parte dei processi di erosione e alterazione chimica. Tale modello genetico può essere riportato anche ad altre morfostrutture piramidali essendo che il confronto dei dati macroscopici e mesoscopici fa presumere la sua validità (BALOCCHI, 2010a; 2010b).

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