martedì 5 maggio 2015

La grande sequenza sismica del 1638 in Calabria

La Calabria è considerata tra le regioni a più elevata sismicità d'Italia, dove in epoca storica sono accaduti terremoti con elevato potenziale distruttivo. In questa regione, negli ultimi duemila anni, si sarebbero verificati almeno 25 eventi con magnitudo superiore o uguale a 6.0, una stima che solleva importanti questioni relativamente alla pericolosità sismica ed alla sicurezza del territorio. Tra gli eventi catastrofici più importanti si devono annoverare certamente quelli accaduti nel 1638, quando si susseguono quattro importanti scosse sismiche che radono al suolo intere cittadine, provocando danni ingentissimi ed oltre diecimila morti in circa metà della regione. Grazie agli scritti coevi, redatti da alcuni letterati ed ecclesiastici, è stato possibile ricostruire, almeno parzialmente, quanto accaduto all’epoca e le descrizioni, sia degli effetti sull’edificato che al suolo, confermano l’elevata energia liberata dal sisma. Lo studio di sequenze sismiche come questa, tra le più forti registrate in tempi storici nel nostro paese, rappresenta un importante riferimento per la valutazione del rischio sismico associato ai forti terremoti.

di: Giampiero Petrucci(1) e Stefano Carlino(2)



1) Geologo, ricercatore del GeoResearch Center Italy – GeoBlog (sito internet: www.georcit.blogspot.com; mail: dottgipe@gmail.com).
2)  Geofisico dell’Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia e collaboratore del GeoResearch Center Italy – GeoBlog;
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GeoResearch Center Italy - GeoBlog, 7 (2015), ISSN: 2240-7847.
Figura 1: distribuzione dei terremoti in Calabria nel corso dei secoli 

(fonte INGV). Mappa consultabile all'indirizzo internet:
Gran parte del territorio calabro rientra nella classe sismica più elevata, ovvero a pericolosità maggiore, dove i criteri da seguire in materia edilizia sono molto restrittivi. La sismicità regionale è nota sin dall’epoca romana. Già nell’anno 91 a.C. Reggio Calabria, secondo quanto narrato dallo storico greco Strabone, venne colpita da un forte terremoto. Lo Stretto di Messina d’altra parte fu interessato ripetutamente da sismi di forte intensità, nel 361 (quando gli storici segnalano una tendenza allo spopolamento delle città costiere a seguito del sisma), nell’853 e nel 1509 (con gravi danni e crolli a Reggio Calabria, Messina e Palmi). Anche più a nord non mancarono eventi rilevanti, come nel 951 a Rossano, nel 1184 a Cosenza e Valle del Crati (Bisignano e Luzzi i paesi più colpiti), con circa duemila morti, e nel 1626 nel Catanzarese (con epicentro nei pressi di Girifalco). I forti terremoti, che colpiranno la Calabria fino agli inizi del XX secolo (Fig. 1), hanno causato non solo danni e vittime, ma probabilmente influenzato anche i flussi migratori all’interno della regione, e condizionato la crescita dei centri abitati, più volte distrutti, ricostruiti o rilocalizzati in altre aree.

Figura 2: Rappresentazione grafica delle quattro forti scosse che 

caratterizzano la crisi sismica calabrese del 1638, con i rombi fucsia che 
indicano all'incirca la posizione degli epicentri. I numeri rappresentano 
la sequenza delle scosse: 1 = 27 marzo; 2 = 28 marzo A; 3 = 28 marzo 
B; 4 = 8 giugno. (modificata da googlemaps).
La catastrofica sequenza sismica accaduta tra marzo e giugno del 1638, principalmente nell’area compresa tra la Sila ed il Tirreno, si caratterizza per il susseguirsi di almeno tre eventi principali, con intensità massime che saranno superiori al XI grado della scala Mercalli, preceduti e seguiti da sismicità di minore energia (Fig. 2). La prima scossa, di intensità del XI grado della scala Mercalli, con una magnitudo macrosismica stimata intorno a 6.8, avviene la sera del 27 marzo e colpisce principalmente l’area tra Cosenza e Nicastro, l'attuale Lamezia Terme (Fig. 3). La bassa valle del fiume Savuto e l’alto bacino del Crati subiscono le conseguenze più devastanti, ma danni ingenti si registrano anche sul litorale tirrenico del Golfo di Sant’Eufemia. Diverse cittadine vengono rase al suolo. A Martirano si hanno danni pesantissimi, a Rogliano muoiono oltre 500 abitanti. Gravi effetti si registrano anche a Motta S. Lucia, Grimaldi, Carpanzano, Marzi e Scigliano, dove si segnalano circa 800 vittime. Queste località diventeranno paesi-fantasma, definitivamente abbandonati dopo il sisma. Cosenza subisce danni rilevanti, causati anche da una grande frana sul colle Pancrazio. Si segnalano crolli di una certa entità anche ad Amantea, mentre lesioni meno gravi si hanno nell’intera fascia tirrenica compresa tra Maratea e Reggio Calabria. Il sisma è ben avvertito anche in Sicilia, a Messina viene parzialmente danneggiato il tetto della cattedrale. Si valuta in circa 15.000 il numero delle abitazioni distrutte o seriamente lesionate.

Figura 3: Sezione geologico-strutturale in direzione Est-Ovest dal Tirreno allo Ionio attraverso la regione Calabria. Le stelle nere indicano i possibili ipocentri delle scosse principali relative alla sequenza sismica del 1638 (da: Galli, Bosi, 2003).
La mattina seguente, il 28 marzo, è tra l'altro la domenica delle Palme, un’altra scossa, con intensità poco inferiore alla precedente, colpisce la Calabria centrale, in un’area poco più a sud rispetto a quella del giorno prima. L’epicentro difatti è situato nei pressi della stessa Nicastro, dove si conteranno circa 3000 morti. Molte vittime, almeno 500, periscono nella chiesa dei Francescani, che crolla mentre è in corso una funzione religiosa. L’area di massimo danneggiamento in questo caso sembra molto più circoscritta, tuttavia si segnalano danni ingenti e vittime a Sambiase, Castiglione Marittimo e Sant’Eufemia. Una testimonianza preziosa di questo evento è fornita dal gesuita e studioso delle scienze della terra Athanasius Kircher, un tedesco che all’epoca si trova in viaggio in Calabria, proprio nelle aree più colpite. Egli racconta, in un suo scritto (Mundus subterraneus in XII libros digestus, Calabria) di un rombo tremendo che proviene dal sottosuolo, simile ad un tuono; testimonia anche della gente per strada che, al momento del sisma, non riesce a rimanere in piedi, e della città di Sant’Eufemia, ricoperta in pochi secondi da un’enorme nuvola di fumo. Al dissolversi di questa nube, Kircher non riconosce più la città, ridotta ad un ammasso “putrido” e “lugubre” di macerie, che egli definisce un “lago”. Infatti, nella piana circostante la città di Sant’Eufemia, si aprono fenditure e voragini nel terreno che, accompagnate a fenomeni di subsidenza, sconvolgono l’assetto idrogeologico dell’area, formando un’ampia zona paludosa, che sarà definitivamente bonificata soltanto negli anni Venti del XX secolo. 

Figura 4: La diffusione delle intensità macrosismiche stimate nella scossa 
del 27 marzo 1638. L'epicentro è situato nei pressi di Confienti 
La terza ed ultima scossa, con magnitudo macrosismica superiore a 6.0, si svilupperebbe poco dopo, in quello stesso 28 marzo, ma più a sud, in corrispondenza del versante occidentale delle Serre. Monteleone, oggi Vibo Valentia, è la città più colpita, ma subiranno danni rilevanti anche Rosarno, Briatico, Mileto, Borrello, Tropeae tutta l'area circostante Capo Vaticano. A Pizzo si segnala il ritiro del mare seguito, dopo pochi minuti, dal suo violento ritorno sulla costa. I tre eventi sismici sconvolgono il territorio e causano gravissimi problemi alla già arretrata economia locale, afflitta da un dominio borbonico di carattere vessatorio. La Calabria, infatti, in quel periodo rientra nel Regno di Napoli, direttamente alle dipendenze del Re di Spagna. 
La ricostruzione post-sisma sarà lenta, difficile e parziale. Alcuni paesi, in particolare S. Eufemia e Feroleto, saranno riedificati in altri siti, mentre si assisterà anche ad un’ondata migratoria verso zone considerate più sicure. La distruzione, riportata nelle testimonianze storiche, sarebbe stata favorita anche dalle condizioni geologiche locali, con molti paesi arroccati sui rilievi, su pendii scoscesi, con le case addossate le une alle altre. A peggiorare ulteriormente la situazione contribuiscono anche le caratteristiche dei fabbricati, con costruzioni di pietra e ciottoli di fiume, cementati da malte di scarsa qualità, talora realizzate con mattoni di argilla essiccati al sole,  materiali inadeguati a sostenere l’energia sprigionata dai forti terremoti. 

Figura 5: La diffusione delle intensità macrosismiche stimate nella scossa 
dell'8 giugno 1638. La zona colpita è il cosiddetto Marchesato crotonese 
Ma l’incubo per i calabresi non finirà ancora. Dopo alcuni mesi infatti, l'8 giugno, un altro catastrofico terremoto colpisce una zona ad una trentina di chilometri dalle aree già devastate, sul versante più orientale della Sila, nel cosiddetto Marchesato crotonese (Fig. 4). Questo terremoto è preceduto da due scosse piuttosto forti, che spingono la popolazione a passare il resto della giornata fuori dalle mura domestiche. Per questo il numero di vittime del forte sisma che subito seguirà, sarà limitato rispetto ai danni registrati. Dallo studio delle fonti storiche si è potuto valutare questo evento del IX-X grado della scala Mercalli. Anche in questa circostanza, saranno molti i paesi che subiranno gravi danni, come Crotone, Cutro, Casabona, Zinga, Policastro, Longobucco e Roccabernarda. Forti lesioni sono riscontrate anche a S. Giovanni in Fiore, Catanzaro, Cosenza e Monteleone. Dopo questo sisma viene segnalata una importante frattura al suolo, che si sarebbe aperta lungo il massiccio della Sila, probabilmente per una lunghezza di circa 20 km, nei pressi del lago Ampollino, in un’area ancora oggi definita dalla popolazione locale, non a caso, come “conca del terremoto”. Questo fenomeno è generalmente associato a terremoti, relativamente superficiali, di grande energia, quando la forte dislocazione del piano di faglia può mostrare i suoi effetti al suolo. 
La grande crisi sismica calabrese del 1638 (Fig. 5) si rivelerà dunque devastante ed avrà una vasta eco in tutta Europa. I dati finali sui danni e sulle vittime permetteranno di comprendere appieno la tragica vastità dell'evento. Una ventina di paesi sono rasi al suolo (con entità dei danni maggiore o uguale al grado X della Scala MCS), un centinaio di cittadine variamente danneggiate e si registrano importanti effetti al suolo come frane, fratture, voragini, fenomeni di liquefazione. Più difficile è la stima delle vittime: anche se le relazioni finali delle autorità spagnole parlano di almeno diecimila morti ufficiali, è presumibile che tale stima sia sottodimensionata. 

Riferimenti bibliografici
Baratta M. (1901); Terremoti d'Italia. Fratelli Bocca
Bernardini F., (a cura di)(2015); I terremoti nella storia: marzo 1638, uno "spaventevole terremoto" devasta la Calabria centro-settentrionale. INGV. Consultabile all'indirizzo internet: https://ingvterremoti.wordpress.com/2015/03/31/i-terremoti-nella-storia-marzo-1638-uno-spaventevole-terremoto-devasta-la-calabria-centro-settentrionale/.
Bernaudo F. (1639); Il tremuoto di Calabria. Stamperia Rodolfo Mollo
Chiodo G. (1993); I terremoti calabri del 1638, Relazione finale. Educ. grant EDIS
Galli P., Bosi V., (2003); Catastrophic 1638 Earthquakes in Calabria (Southern Italy): New Insights from Paleoseismological Investigation. Journal of Geophysical Research, Vol. 108, No. B1
Galli P., Scionti V., (2006): Two Unknown M>6 Historical Earthquakes Revealed by Paleoseismological and Archival Researches in Eastern Calabria (Southern Italy). Seismotectonic Implication. Terra Nova, Vol. 18, No. 1, pp. 44-49
Guidoboni E. e al., (2007); CFTI4Med, Catalogue of Strong Earthquakes in Italy (461 B.C.-1997) and Mediterranean Area (760 B.C.-1500). INGV-SGA. Consultabile all'indirizzo internet: : http://storing.ingv.it/cfti4med/quakes/00953.html
Kircher A.. (1665); Mundus subterraneus in XII libros digestus, Calabria.
Petrucci G., (2012); Esclusiva MeteoWeb: tutti i terremoti con magnitudo superiore a 5.5 della storia d’Italia. MeteoWeb. Consultabile all’indirizzo internet: http://www.meteoweb.eu/2012/06/esclusiva-meteoweb-tutti-terremoti-con-magnitudo-superiore-5-5-della-storia-ditalia/141308/
Signorino M. e Mauro F. (2006); Disastri naturali - conoscere per prevenire. ISAT


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