Nel 1783, tra i primi di febbraio e la fine di marzo, la Calabria centro-meridionale è interessata da una terribile sequenza sismica con cinque scosse di intensità molto alta, la cui magnitudo, valutata dalle analisi macrosismiche, è prossima o superiore a 6.0. La sequenza colpisce in rapida successione la parte di territorio che va dallo Stretto di Messina a Catanzaro, generando un disastro di grandi proporzioni. Interi paesi sono letteralmente rasi al suolo, con decine di migliaia di vittime, e il paesaggio subisce trasformazioni importanti, con numerose frane, variazioni del reticolo idrografico e fenomeni di liquefazione del suolo. In particolare il paese di Scilla, situato all'imbocco settentrionale dello Stretto di Messina, è l'emblema di questa tragedia: già seriamente danneggiato dalle scosse sismiche, viene colpito da un’onda anomala causata da un'enorme frana che scivola in mare ed invade la spiaggia di Marina Grande, dove si erano rifugiati gli incauti abitanti. La sequenza sismica, che andrà avanti per circa un anno con terremoti di decrescente intensità, è di particolare rilevanza ai fini della difesa del territorio, in quanto pone attenzione sul problema del rischio sismico, soprattutto in presenza di sequenze estese su lunghi periodi, mettendo a dura prova la resistenza degli edifici soggetti a ripetuti forti scuotimenti del suolo.
di: Giampiero
Petrucci(1) e Stefano Carlino(2)
(1) Ricercatore del GeoResearch Center Italy – GeoBlog
(sito internet: www.georcit.blogspot.com; mail: dottgipe@gmail.com).
(2) Geofisico dell’Istituto Nazionale
Geofisica e Vulcanologia e collaboratore del GeoResearch Center Italy –
GeoBlog;
GeoResearch Center Italy - GeoBlog, 14 (2015), ISSN: 2240-7847.