venerdì 13 marzo 2015

Bollettino sismico 2014

Giulio Riga(1), Paolo Balocchi(2)

  

  
Riassunto: il Bollettino sismico vuole raccogliere le informazioni relative all'attività sismica nazionale per l'anno 2014, individuando anche quelle aree del territorio che sono state più soggette a terremoti. Infatti ad un'analisi della sismicità alla scala nazionale, è stata aggiunta l'analisi della sismicità di 19 sequenze, individuate sulla base del numero di eventi rilevati nel periodo del 2014 e sulle caratteristiche sismotettoniche dell’area. I dati ricavati dal database ISIDe e NEIC, sono stati analizzati con due approcci differenti. Il primo riguarda lo studio statistico con cui è stato possibile rappresentare la variazione della sismicità dell'area interessata mediante grafici. Il secondo, di carattere previsionale è basato sui processi di preparazione e di iniziazione che conducono a grandi terremoti come bombe sismiche, anomalie, microstrutture evolutive, focalizzazione. Attraverso la descrizione della distribuzione dei sismi alla scala nazionale, è possibile definire un maggiore grado di pericolosità sismica per le regioni meridionali, rispetto a quelle settentrionali.


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1) Geologo, ricercatore del GeoResearch Center Italy – GeoBlog (sito internet: www.georcit.blogspot.com; mail: giulio.riga@tin.it);
2) Geologo, ricercatore del GeoResearch Center Italy – GeoBlog;
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GeoResearch Center Italy - GeoBlog, 4 (2015), ISSN: 2240-7847.

Introduzione
Figura 1: Ubicazione delle sequenze sismiche. 
I numeri sono descritti nella tabella.
Come per l'anno 2013 (Riga, Balocchi, 2014a), per il 2014 si è analizzata la situazione sismica del territorio Italiano testando numerose sequenze relative a diverse aree (fig. 1), utilizzando una finestra temporale di un anno, mentre nello spazio, le dimensioni delle aree sono state definite tenendo conto delle strutture sismogenetiche in esse presenti capaci di generare forti terremoti.
I dati sismologici utilizzati sono quelli ricavati dai cataloghi ISIDe (INGV, 2014) e NEIC (USGS, 2014)  previa selezione dei range di profondità ipocentrale e dei valori di magnitudo.
Le analisi sono state condotte attraverso due distinti approcci: il primo, di carattere statistico, ha permesso di elaborare grafici rappresentanti la variazione della sismicità nel corso dell’anno considerato; l’altro, di carattere previsionale è basato sui processi di
Tabella 1: Elenco delle sequenze sismiche.
preparazione e di iniziazione che conducono a grandi terremoti come bombe sismiche (Riga, 2013), anomalie, microstrutture evolutive, focalizzazione, ecc..
I risultati ottenuti sono stati rappresentati attraverso i seguenti grafici:

  1. Sequenza sismica (valori della magnitudo-numero progressivo di eventi) e Distanza fra gli epicentri (distanza-numero progressivo di eventi);
  2. Numero di eventi (scala temporale annuale, mensile);
  3. Distribuzione della magnitudo in funzione della profondità (profondità-magnitudo);
  4. Sezione sismologica (profondità-latitudine/longitudine). 
Le sequenze individuate e analizzate (fig. 1) sono elencate nella tabella 1.

Viene analizzata da prima, la sismicità dell'Italia su scala nazionale e successivamente  vengono prese in considerazione 19 sequenze sismiche che nel 2014 hanno interessato il nostro territorio.

Sequenza sismica dell'Italia
Figura 2: Sequenza sismica dell’Italia: analisi della sismicità  alla 
scala nazionale.
Analisi della sequenza sismica: l’area analizzata comprende il territorio Italiano e le Alpi Dinariche lungo la costa del mar Adriatico.
Evoluzione temporale delle registrazioni sismiche in Italia nel 2014 (fig. 2), mostra più eventi di magnitudo ≥4.0 Mw, seguiti da fasi di assestamento che si sono sviluppate con velocità diversa nel tempo e con un numero di eventi molto variabile.
Quasi tutte le scosse più energetiche sono state precedute da una focalizzazione degli epicentri ed in alcuni casi da un foreshock.
La scossa più forte (4.7 Mw) è stata registrata il 5 maggio in Bosnia ed Erzegovina, mentre in Italia l’evento più energetico è stato di magnitudo 4.3 Mw.
Il grafico del numero di eventi mensili mostra un aumento graduale del numero di terremoti registrati, con un picco di 32 eventi nel mese di dicembre.
Figura 3: Grafico della sequenza sismica a scala nazionale.
La  sezione sismologica, alla scala regionale, mostra uno strato sismogenetico che si estende fino alla profondità di circa 30-40 km. Gli eventi sismici che si estendono fino alla profondità di 350 km circa, sono legati al contesto tettonico della penisola Italiana dove la  microplacca Adria scende al di sotto della placca Europa, formando un piano di subduzione (Boccaletti e al.,1985; 2005; Doglioni, 1991; 2007; Riguzzi e al., 2010; Balocchi, 2011; Balocchi e al., 2014). La  maggior  parte  degli  ipocentri  dello strato sismogenetico si sono verificati alla profondità di 10 km circa, evidenziando una  maggiore concentrazione di eventi in corrispondenza di una superficie efficacie di importanza regionale e comunque variabile localmente (Meletti  e al.,  2004; Stucchi  e al.,  2004; Balocchi, 2011). Tale superfice viene evidenziata anche dalla distribuzione della magnitudo in funzione della profondità, che mette in evidenza come, i terremoti di maggiore magnitudo si sono verificati alla profondità di 10 km circa. I terremoti di bassa magnitudo si distribuiscono a profondità variabile anche oltre i 100 km.
Considerazioni:  la fig. 3 mostra la sequenza sismica dell’Italia dal 1900 al 2014 ricostruita utilizzando i dati degli archivi ISIDe (INGV, 2014) e NEIC (USGS, 2014). La sequenza inizia con i due forti terremoti del 1905-1908 seguiti da una lunga fase di assestamento caratterizzata da molti eventi di magnitudo ≥ 6.3 Mw.
Nella finestra temporale di breve periodo si sta sviluppando un’anomalia sismica simile a quella che ha preceduto il terremoto dell’Aquila, ma molto più ampia.
A questa anomalia è associata una prima scossa di magnitudo 5.0-5.2 Mw con estensione fino a 5.6 Mw ed una successiva più forte (la magnitudo di questa seconda scossa può essere definita dopo aver classificato la prima).

Sequenza sismica delle Alpi Cozie
Figura 4: Grafici della sequenza sismica delle Alpi Cozie.
Analisi della sequenza sismica: la serie temporale dei valori di magnitudo dei terremoti che si sono verificati da gennaio a dicembre del 2014, mostra un evento più energetico (5.8 Mw) avvenuto il 7 aprile e preceduto da un foreshock di magnitudo 3.4 ML.
Dopo, la sequenza sismica è entrata in una fase di accumulo di energia caratterizzata da eventi di magnitudo non superiore a 3.6 ML.
La curva delle distanze cumulate degli epicentri non evidenzia nessuna focalizzazione prima del terremoto più energetico.
Nel corso della prima parte del 2014, il numero di terremoti mensili è aumentato gradualmente raggiungendo un valore di 15 eventi nel mese di aprile, per poi diminuire fino al mese di ottobre e risalire nuovamente fino a segnare un valore massimo nel mese di dicembre (16 eventi).
La sezione sismologica mostra uno strato sismogenetico che arriva alla profondità di 15 km circa, al cui interno si evidenzia una superficie efficace a 9-10 km di profondità. Tale strato mostra eventi sismici di  magnitudo non troppo elevata, generalmente inferiore a 4.0 M, con un solo evento superiore alla magnitudo 4.5. Lo strato sismogenetico inferiore che si estende fino alla profondità di 70 km, mostra una sismicità con magnitudo più bassa.
Considerazioni: la sequenza sismica, nella finestra temporale di breve periodo, mostra un livello sismico critico (soglia sismica) posto a 4.8 ML, mentre la magnitudo massima dinamica dell’area è di 5.6 ML circa.

Sequenza sismica del lago di Garda
Figura 5: Grafici della sequenza sismica del Lago di Garda.

Analisi della sequenza sismica: questa sequenza sismica si sta sviluppando con una velocità molto bassa e con eventi sismici poco energetici. Osservando l’andamento dei valori della magnitudo, prima dell’evento di 3.6 ML del 28 agosto, si nota un aumento progressivo dei valori ed un appiattimento della curva cumulata delle distanze epicentrali.
Il sisma più energetico è inserito in una fase di rilascio di energia di breve periodo che si è attivata all’inizio del 2014 ed è caratterizzata da un basso numero di eventi (19 terremoti).
Il grafico di medio periodo mostra un sisma di magnitudo 4.8 Mw registrato il 24 novembre del 2004, al quale è seguita una fase di accumulo di energia, che è ancora in atto.
La sezione sismologica evidenzia uno strato sismogenetico che si estende sino alla profondità di 13 km circa, e una superficie efficacie intorno ai 5 km. Tale strato mostra una sismicità di bassa magnitudo, dove l'evento più rilevante è quello di magnitudo 3.6 ML accaduto il 28 agosto alla profondità di 10 km circa. Lo strato sismogenetico più profondo mostra una scarsa sismicità con un unico evento di bassa magnitudo.
Considerazioni: nel breve periodo sulla sequenza si individua un livello sismico critico posto a 4.0 ML, mentre la magnitudo massima dinamica dell’area è di 5.7 ML.

Sequenza sismica del Friuli
Figura 6: Grafici della sequenza sismica del Friuli.
Analisi della sequenza sismica: la serie temporale dei valori della magnitudo mostra un evento sismico di magnitudo 3.4 ML registrato il 29 maggio al quale è associato un ciclo di assestamento, iniziato nella seconda metà del 2012 ed ora in via di
conclusione. Il sisma è stato preceduto da una diminuzione della pendenza della curva cumulata delle distanze epicentrali. Il grafico del numero mensile di scosse mostra, dopo il massimo del mese di marzo e fino alla fine del 2014, una graduale diminuzione.
La  sezione  sismologica  evidenzia  lo  strato  sismogenetico  che  si  estende  fino  alla profondità di 12-13 km, con una prima superficie efficace a 4 km circa, ed una seconda superficie a 10 km. La sismicità in funzione della profondità mette in evidenza come la seconda superficie abbia generato terremoti di magnitudo 3.4 ML, come quello del 29 maggio. La prima superficie mostra un potenziale sismico inferiore con sismicità di magnitudo 2.8-2.9 ML.
Considerazioni: il livello sismico critico della sequenza è posto a 4.8 ML, mentre la magnitudo massima dinamica attuale è di circa 5.9 ML.
Nel breve periodo è attesa un'attivazione di una fase di rilascio di energia con scosse iniziali sotto il valore di magnitudo 4.2 ML. Il range critico della sequenza sismica è di  4.2-4.8 ML, mentre la magnitudo massima dell’area è maggiore di 5.8 ML.

Sequenza sismica della Pianura Padana
Figura 7: Grafici della sequenza sismica della Pianura Padana.
Analisi della sequenza sismica: il grafico dei valori di magnitudo, mostra eventi sismici poco energetici fino al mese di agosto. Tali eventi sono inseriti in una breve fase di accumulo di energia, che è terminata poco prima del terremoto del 7 settembre di magnitudo 4.1 ML. Questa scossa è inserita in un classico schema di rilascio di energia caratterizzato da un foreshock di breve periodo di magnitudo 3.6 Mw registrato il 28 agosto.
Dopo l’evento sismico più energetico, la fase di assestamento che è seguita si presenta composta di numerose scosse di cui due di magnitudo 3.6 ML.
L’analisi del grafico delle distanze cumulate degli epicentri mostra una breve focalizzazione (5 scosse) poco prima della scossa più energetica, mentre il grafico del numero di eventi mensili evidenzia un picco nel mese di settembre generato dalle repliche seguite al sisma del 7 settembre.
La  sezione  sismologica  evidenzia  lo  strato  sismogenetico con maggiore sismicità entro  i  primi  10  km  di profondità, e uno strato sottostante di minore sismicità, che si  estende  fino  ai  40  km. Dalla distribuzione degli ipocentri è possibile individuare una superficie efficace a 10 km, che ha sviluppato terremoti di magnitudo inferiori a 4.0 ML. L'evento maggiore di magnitudo 4.1 ML a 10 km di profondità si è verificato il giorno 7 settembre.  Pochi  eventi  sparsi, di bassa magnitudo, sono  presenti  nello  strato  sismogenetico sottostante, che si estende fino ai 80 km circa.
Considerazioni: nel breve periodo sulla sequenza è presente un livello sismico critico di magnitudo posto a 4.2 ML, mentre la magnitudo massima dinamica è di circa 5.0 ML.

Sequenza sismica dell'Emilia
Figura 8: Grafici della sequenza sismica dell’Emilia.
Analisi della sequenza sismica: la sequenza sismica (Balocchi, 2012a; Balocchi, Santagata, 2012), mostra una fase di rilascio di energia di breve periodo caratterizzata da eventi di magnitudo non superiore a 3.2 ML, inserita nella fase di assestamento, che si è attivata dopo il forte terremoto del 29 maggio del 2012 e caratterizzata da un aftershock di magnitudo 4.7 ML.
Il numero di scosse registrate nel 2014 è stato molto basso (17 eventi),  mentre il grafico delle distanze cumulate degli epicentri mostra una diminuzione della pendenza poco prima della scossa di 3.2 ML registrata il 12 dicembre.
La  sezione  sismologica  mostra  uno  strato  sismogenetico  che  si  estende  fino  alla profondità  di  circa  10  km circa. Al di sotto è presente uno strato con sismicità ridotta che si estende fino alla  profondità di 40 km circa. Gli ipocentri evidenziano una netta concentrazione lungo una superficie efficace a 5 km di profondità, dove gli eventi registrati mostrano una magnitudo inferiore a 3.2 ML.
Considerazioni: la prima scossa associata a questa nuova fase di rilascio di energia è stata di 3.2MlL registrata il 12 dicembre del 2014, alla quale ora è attiva una fase di assestamento caratterizzata da uno schema evolutivo che ha come livello sismico critico un valore di 4.0 ML ed una magnitudo massima dinamica di 5.3 ML.

Sequenza sismica della Garfagnana
Figura 9: Grafici della sequenza sismica della Garfagnana.
Analisi della sequenza sismica: dal grafico dei valori di magnitudo della sequenza della Garfagnana (Balocchi, Riga, 2013; Petrucci, Balocchi, 2013), si evidenzia un evento di 4.1 Mw registrato il 7 settembre preceduto da un appiattimento della curva cumulativa delle distanze epicentrali. L’evento rappresenta un aftershock della fase di assestamento che si è attivata dopo la scossa di magnitudo 5.1 Mw del 21 giugno del 2013. Nella finestra temporale di medio periodo, quest’ultimo evento è inserito in una lunga fase di rilascio di energia composta di tre cicli sismici già completati ed uno in atto.
Lo schema evolutivo complessivo mostra un livello critico posto a 4.5 ML, mentre la magnitudo massima dinamica dell’area è di 5.4 ML.
La  sezione  sismologica  mostra  uno  strato  sismogenetico  nei  primi  15  km  di profondità, con una maggiore sismicità,  ed  un  secondo  strato  sismogenetico, con  minore  sismicità  che  si  estende fino  ai  40  km  circa.  Il terremoto di magnitudo maggiore (4.1 Mw) si è verificato in data 7 settembre alla profondità di 15 km circa.
Considerazioni: nel breve periodo questa sequenza deve essere seguita con molta attenzione, in particolare se sarà registrata una scossa di magnitudo prossima al livello critico.

Sequenza sismica di Gubbio – Adriatico centro settentrionale
Figura 10: Grafici della sequenza sismica di Gubbio-Adriatico 
centro settentrionale.
Analisi della sequenza sismica: nel corso del 2014 la sequenza sismica (Riga, Balocchi, 2014b; Balocchi e al., 2014; Balocchi, Lupoli, 2015) ha completato la fase di assestamento che si è attivata dopo l'evento del 21 luglio del 2013 di magnitudo 4.9 Mw.
L’andamento dei valori di magnitudo mostra già dal mese di aprile, l’inizio di una fase di rilascio di energia di breve periodo caratterizzata da un primo evento di magnitudo 4.0 Mw registrato il 19 dicembre.
La scossa è stata preceduta da una diminuzione della pendenza della curva delle distanze epicentrali fin dal mese di ottobre. Il grafico del numero di eventi mostra un andamento decrescente fino il mese di novembre e poi, un picco di 242 scosse nel mese di dicembre molte delle quali associate alla fase di assestamento seguita all’evento più energetico registrato.
La sezione sismologica mostra uno strato sismogenetico di spessore variabile di 10-15 km   (Mirabella e al., 2007; Balocchi, Lupoli, 2015), che ha sviluppato una maggiore sismicità, con l'evento di magnitudo maggiore del 19 dicembre fino a 10 km di profondità. Un secondo strato più  profondo, si estende fino alla profondità di 40 km e ha sviluppato una sismicità con magnitudo inferiore a 4.0 ML. Al di sotto sono presenti pochi terremoti di bassa magnitudo. In base alla distribuzione degli ipocentri è possibile identificare una superficie efficace a 10 km.
Considerazioni: lo schema evolutivo della sequenza sismica rimane positivo per i prossimi mesi durante i quali occorre monitorare con attenzione il livello sismico critico di 3.8 ML e la sua estensione di 4.0 ML.
Una scossa di magnitudo 3.8-4.0 ML può attivare una fase di rilascio di energia con target finale nel range di 4.7-5.4 ML.

Sequenza sismica del Frosinone-L'Aquila
Figura 11: Grafici della sequenza sismica di Frosinone-L’Aquila.
Analisi della sequenza sismica: il grafico dei valori di magnitudo mostra una lunga fase di assestamento iniziata dopo la scossa del 20 gennaio di magnitudo 4.2 ML alla quale è seguita nel mese di dicembre, una fase di rilascio di energia tuttora in atto e segnata da un primo evento di magnitudo 4.0 ML.
L’epicentro di questa scossa è stato ubicato sul settore orientale dell’area sismica analizzata poco ad est dell’epicentro del terremoto del 20 gennaio.
I due eventi più energetici registrati nel corso del 2014 fanno parte della fase di assestamento che si è attivata dopo il terremoto del 29 dicembre del 2013 di magnitudo 5.0 ML e può essere classificato come un aftershock “caratteristico” di tale fase, in quanto si colloca in prima posizione.
Il grafico delle distanze epicentrali evidenzia un breve appiattimento della curva poco prima dell’evento più energetico, mentre il grafico del numero di eventi mensili mostra un andamento decrescente fino il mese di dicembre.
La  sezione  sismologica  mostra  uno  strato  sismogenetico  che  si  estende  fino  alla profondità di circa 25 km circa, con una sismicità che si concentra maggiormente a 10 km. L'evento di magnitudo maggiore 4.2 ML si è verificato il giorno 20 gennaio alla profondità di 5 km circa.
Considerazioni: il livello critico di questa sequenza è posto a 3.5 ML, mentre la magnitudo massima dinamica dell’area è di circa 5.2 ML.

Sequenza sismica del Gargano
Figura 12: Grafici della sequenza sismica del Gargano.
Analisi della sequenza sismica: nell’intervallo di tempo esaminato, sono state registrate 27 scosse di cui una di magnitudo 3.4 ML  il 21 luglio.
L’evento è inserito in una fase di assestamento che si è attivata dopo il terremoto del 12 agosto del 2012 di magnitudo 4.2 ML. La curva cumulata delle distanze epicentrali mostra un appiattimento temporaneo iniziato nel mese di novembre che fino ad ora non è stato seguito da eventi energetici.
I valori di magnitudo, come sopra riferito, sono inseriti in una fase di assestamento che si sta sviluppando con una bassa velocità.
La sezione sismologica mostra uno strato sismogenetico dello spessore di 40 km, che ha sviluppato una maggiore sismicità nei primi 10 km, dove viene individuata una prima possibile superficie efficace. L'evento di magnitudo maggiore (4.2 ML) è localizzato alla profondità di 20 km circa, in corrispondenza di una probabile, seconda superficie efficace. Uno strato più  profondo va dai 60 agli 80 km di profondità, ed ha sviluppato una sismicità di bassa magnitudo, generalmente inferiore ai 3.0 ML. Sembra presente uno strato asismico dai 40 ai 60 km circa.
Considerazioni: nel breve termine, è possibile qualche evento di magnitudo fino al livello sismico  critico posto a 4.2 ML. La magnitudo massima dinamica dell’area è di 5.1 ML.

Sequenza sismica del Beneventano
Figura 13: Grafici della sequenza sismica di Beneventano.
Analisi della sequenza sismica: l’attività sismica durante tutto l’anno è stata caratterizzata da scosse di magnitudo bassa e decrescente nel tempo. L’evento più forte, accaduto il 23 marzo (3.2 ML), è inserito in una fase di assestamento che si è attivata dopo il sisma del 27 settembre del 2012 di magnitudo 4.2 ML, mentre nel mese di settembre  è stato registrato il maggior numero di eventi sismici.
A partire dal mese di marzo la curva cumulata delle distanze epicentrali evidenzia una diminuzione dell’inclinazione che necessita un attento monitoraggio nel breve periodo.
La  sezione  sismologica  mostra  uno strato più superficiale di bassa magnitudo, rappresentato da un evento. La sismicità si concentra maggiormente alla profondità compresa tra i 10 e i 25 km circa. All'interno di questo spessore si sono sviluppati terremoti di bassa magnitudo con l'evento maggiore di 3.2 ML alla profondità di 25 km circa. Il resto dello strato sismogenetico mostra una sismicità di bassa magnitudo.
Considerazioni: nello schema di sviluppo attuale della sequenza è presente una microstruttura (raggruppamento di eventi) che anticipa l’avvio di una fase di rilascio di energia avente un primo target a 3.7 ML ed un livello critico posto a 4.6 ML. E’ necessario monitorare la sequenza se si verifica un terremoto di magnitudo nel range 3.7-4.6 ML. La magnitudo massima dinamica dell’area analizzata è di 7.1 ML.

Sequenza sismica dell'Irpinia
Figura 14: Grafici della sequenza sismica dell’Irpinia. 
Analisi della sequenza sismica: il grafico dei valori di magnitudo mostra un andamento irregolare composto di alcuni eventi più energetici seguiti da veloci fasi di assestamento.
Nella parte finale del grafico si nota l’evento di magnitudo 4.0 Mw registrato il 14 dicembre, preceduto da una forte diminuzione della curva cumulata delle distanze epicentrali e seguito da una fase di assestamento ancora in atto.
Il numero totale di terremoti registrati nel corso dell’anno è stato di 66 con un massimo di 20 sismi nel mese di agosto. Nella sequenza sismica di medio periodo, il terremoto del 14 dicembre è inserito in una fase di rilascio di energia caratterizzata da eventi di magnitudo non superiore a 4.0 ML.
La  sezione sismologica mette in evidenza uno strato sismogenetico che si estende fino alla profondità  di circa 25 km, con una superficie posta ad una profondità efficace di 10 km circa. Tale superficie ha sviluppato una sismicità di magnitudo inferiore a 4.0 ML. L'evento maggiore si è verificato il 14 dicembre alla profondità superiore ai 300 km.
Considerazioni: nel breve periodo sono attese scosse sotto il livello sismico critico di magnitudo 4.4 ML. I terremoti di magnitudo compresa nel range 3.8-4.4 ML devono essere seguiti con molta attenzione durante la fase di assestamento, in particolare se la velocità di sviluppo della sequenza è molto veloce. La magnitudo massima dinamica dell’area analizzata è di 5.7 ML.

Sequenza sismica del Pollino – Piani di Sibari
Figura 15: Grafici della sequenza sismica del Pollino-Piana di Sibari.
Analisi della sequenza sismica: il grafico dei valori di magnitudo evidenzia nella prima metà dell’anno una fase di rilascio di energia culminata con l’evento del 6 giugno di magnitudo 4.0 Mw.
L’evento è stato preceduto da una diminuzione della pendenza della curva cumulata delle distanze epicentrali terminata alla fine del mese di agosto.
In seguito, la veloce fase di assestamento che si è attivata, ha portato i valori di magnitudo nel range  di oscillazione di 3.0-3.2 ML. Nel corso dell’anno sono stati registrati 71 eventi sismici con un picco nel mese di agosto.
La  sezione sismologica evidenzia uno  strato sismogenetico  che  si estende fino  alla profondità  di  circa  20 km.  Sono  presenti terremoti di bassa magnitudo, localizzati alla profondità di 100 km circa. Dalla  distribuzione ipocentrale  è  possibile
individuare  una superficie efficace alla profondità di 10 km, che sviluppa terremoti di magnitudo variabile e fino a 4.0 Mw, come quello del 6 giugno.
Considerazioni: la situazione evolutiva della sequenza (Balocchi, 2012b) per il 2015 appare condizionata dal livello sismico critico dinamico di 4.4 ML che rappresenta lo spartiacque tra la fase di assestamento in atto e l’avvio di una nuova fase di rilascio di energia con target dinamico finale di 5.1 ML.

Sequenza sismica della Sila – Valle del Crati
Figura 16: Grafici della sequenza sismica della Sila-Valle del Crati.
Analisi della sequenza sismica: nel corso del 2014 la struttura della sequenza sismica si è gradualmente rafforzata, anche se si è sviluppata con velocità bassa ed alternando periodi di breve attività e di quiescenza.
Il grafico dei valori di magnitudo evidenzia un foreshock di magnitudo 4.3 Mw registrato il 28 dicembre, al quale è eseguita una fase di assestamento ancora in atto, che fino ad ora non ha generato il primo aftershock più energetico.
La curva cumulata delle distanze epicentrali evidenzia una diminuzione della pendenza nel mese di ottobre.
La sezione sismologica mostra uno strato sismogenetico dai 5 ai 25 km di profondità. Al di sotto è presente un unico evento sismico di bassa magnitudo e localizzato alla profondità di circa 60 km. Dalla distribuzione ipocentrale è  possibile individuare una superficie efficace alla profondità di 10 km, che ha sviluppato terremoti di bassa magnitudo e solo alcuni superiori a 3.0 ML. L'evento di magnitudo maggiore (4.3 Mw) si è verificato il 28 dicembre alla profondità di 11 km circa.
Considerazioni: dopo l’ultimo evento più energetico del mese di dicembre, i valori di magnitudo si sono portati a ridosso del primo livello sismico posto a 4.5 ML facendo prevedere un aumento dei valori nel breve/medio periodo. E' possibile, infatti, l’accadimento di un evento sismico molto energetico. Segnali negativi arriveranno dal superamento del primo livello sismico ed in particolare dall’accadimento di un evento sismico di magnitudo 5.0-5.6 ML. La magnitudo massima dinamica dell’area è di  circa 7.0 ML.

Sequenza sismica dello Stretto di Catanzaro
Figura 17: Grafici della sequenza sismica dello Stretto di Catanzaro.
Analisi della sequenza sismica: l’area in cui si sviluppa questa sequenza sismica è stata interessata in passato da terremoti molto forti (1638 e 1905). Nel corso del 2014 sono stati registrati pochi eventi sismici di bassa magnitudo di cui uno di magnitudo 3.0 ML, accaduto il 27 novembre ed inserito in una fase di rilascio di energia di breve periodo.
L’evento è stato preceduto da una diminuzione della pendenza della curva cumulata delle distanze epicentrali.
La sequenza sismica  che va dal 1985 al 2014, mostra un solo evento energetico di magnitudo 4.3 Mw registrato il 15 ottobre del 2010 al quale è seguita una lenta fase di assestamento che si è completata nel mese di aprile del 2014.
La sezione sismologica mostra una sismicità abbastanza regolare, senza una suddivisione in strati sismogenetici. Si può comunque evidenziare una superficie efficace intorno ai 10 km di profondità. Tale superficie mostra una sismicità di bassa magnitudo, mentre terremoti più energetici (3,0 ML) si sviluppano intorno alla profondità di 40 km circa. La sismicità più profonda sempre di bassa magnitudo è legata alla subduzione della litosfera ionica che scende al di sotto della Calabria.
Considerazioni: nel breve periodo sono attese scosse di magnitudo nel range 3.2-4.0 ML con estensione fino a 4.3 ML. Occorre monitorare con molta attenzione il range sismico critico di 4.3-5.2 ML. L’accadimento di una scossa in questo intervallo di valori di magnitudo può avviare una fase di rilascio di energia molto importante. La magnitudo massima dinamica dell’area è maggiore di 7.0 ML.

Sequenza sismica del Presila Crotonese – Mar Ionio
Figura 18: Grafici della sequenza sismica del Presila Crotonese-Mar 
Ionio.
Analisi della sequenza sismica: rappresenta una sequenza composta di pochi eventi sismici di cui uno di magnitudo 4.7 Mw registrato il 5 aprile alla profondità di 65.7 km. Nella sequenza di lungo periodo che va dal 1985 al 2014, questo terremoto si colloca in seconda posizione dopo quello 17 aprile del 2006 di magnitudo 4.6 Mw.
I pochi eventi sismici nella sezione sismologica non mettono in evidenza la struttura sismogenetica. Si può notare comunque la presenza di terremoti profondi (60-100 km) di magnitudo 4.7 Mw, mentre  i terremoti più superficiali mostrano una energia più bassa.
Considerazioni: una caratteristica dei terremoti Calabresi di media magnitudo è rappresentata dalla lentezza di sviluppo della fase di assestamento. Per tale caratteristica, nella struttura evolutiva della fase di assestamento che si è attivata dopo l’evento del 5 aprile del 2014. E' assente una scossa di magnitudo di circa 4.1 Mw necessaria per chiudere il primo ciclo di assestamento. La magnitudo massima dinamica dell’area è di circa 5.5 M, mentre il primo livello sismico critico è posto a 4.7 ML.  

Sequenza sismica dello Stretto di Messina-Calabria meridionale
Figura 19: Grafici della sequenza sismica dello Stretto di Messina-
Calabria meridionale.
Analisi della sequenza sismica: la serie temporale dei valori di magnitudo è composta di eventi sismici poco energetici che non hanno superato il valore di 3.3 ML.
Il numero di eventi mensili dopo il massimo del mese di febbraio è andato gradualmente diminuendo, mentre la curva cumulata delle distanze mostra un appiattimento iniziale al quale non sono seguiti eventi energetici ed un successivo aumento costante della pendenza.
Tutta la sequenza del 2014 è inserita nella fase di assestamento che si è attivata dopo l’evento di 4.5 Mw del 28 agosto del 2012 registrato alla profondità di 48.9 km e caratterizzata da due aftershock di magnitudo 4.4 Mw e 4.0 ML registrati rispettivamente il 24 marzo del 2012 e il 23 dicembre del 2013.
La sezione sismologica mostra uno strato sismogenetico, di bassa magnitudo, che si estende fino alla profondità di 80 km circa. Al di sotto è presente uno successivo, sempre di bassa magnitudo, che si estende dalla profondità di 100 km fino 170 km circa. L'evento più energetico (4.4 Mw) si è registrato alla profondità di 140 km, all'interno dello strato sismogenetico più profondo.
Considerazioni: nel breve periodo è prevista una continuazione della fase di assestamento in atto con scosse di magnitudo ≤4.0 ML. Il livello critico di questa sequenza è posto a 4.5 ML, mentre la magnitudo massima dinamica è di 6.2 ML.
L'accadimento di una scossa nel range di 4.0-4.5 ML può rappresentare un segnale di inizio di una fase di rilascio di energia con target finale abbastanza elevato. La magnitudo massima dinamica dell’area è di 6.2 ML.

Sequenza sismica di Milazzo-Monti Nebrodi
Figura 20: Grafici della sequenza sismica di Milazzo-Monti Nebrodi.
Analisi della sequenza sismica: un'intensificazione dell’attività sismica sta  interessando quest’area dall’inizio del 2014. Il grafico del numero mensile di eventi mostra un aumento dei terremoti di magnitudo ≥ 2.0 M fino al mese di ottobre. Il grafico dei valori di magnitudo mostra alcuni eventi energetici distribuiti durante tutto il periodo considerato, di cui uno di magnitudo 4.3 Mw registrato il 9 ottobre, preceduto da una diminuzione della pendenza della curva delle distanze epicentrali.
La sezione sismologica mostra uno strato sismogenetico di 50 km circa di profondità. Al di sotto è presente uno strato più profondo che va dai 100 ai 250 km. Tale sismicità profonda con eventi di magnitudo minore a 3.5, è legata alla piastra in subduzione. La zona asismica può essere dovuto ad uno scollamento (detachment) della piastra in subduzione. Dalla distribuzione ipocentrale è  possibile individuare una superficie efficace alla profondità di 10 km, e una più profonda e meno regolare della precedente, a 25-30 km circa.
Considerazioni: la struttura evolutiva di medio periodo della sequenza sismica mostra una lunga fase di accumulo di energia caratterizzata da eventi di magnitudo non superiore a 4.6 Mw. Nel breve periodo sono attese scosse di magnitudo inferiore a 4.3 Mw. L’accadimento di una scossa nel range 4.5-4.9 Mw può indicare l’inizio di una fase di rilascio di energia molto importante. La magnitudo massima dinamica dell’area è di 5.9 ML.

Sequenza sismica di Palermo – Sicilia occidentale
Figura 21: Grafici della sequenza sismica di Palermo-Sicilia 
occidentale.

Analisi della sequenza sismica: la serie dei valori di magnitudo evidenzia andamento caratterizzato da un evento sismico più energetico di magnitudo 3.4 ML registrato il primo agosto. Il grafico del numero di eventi mensili dopo il picco del mese di aprile (8 eventi registrati), mostra una progressiva diminuzione.
La sezione sismologica mostra uno strato sismogenetico dello spessore di 10 km circa, dove gli ipocentri sono distribuiti con regolarità. Al di sotto sono presenti diversi eventi distribuiti in modo irregolare. Dalla distribuzione ipocentrale è  possibile individuare una superficie efficace alla profondità di 10 km, che ha sviluppato terremoti di bassa magnitudo, mentre i terremoti più energetici si ritrovano alla profondità di 5 km.
Considerazioni: lo schema evolutivo di questa sequenza sismica presenta una chiara fase di accumulo di energia, che per ora non ha dato luogo a fasi di rilascio di energia di breve periodo caratterizzate da eventi forti.
Il livello sismico critico si individua a 4.3 Mw, mentre la magnitudo massima dinamica dell’area è di 6.2 Mw. Nella parte finale del grafico dei valori di magnitudo è presente un’anomalia alla quale è associata una scossa di magnitudo superiore al livello critico.

Sequenza sismica dei Monti Iblei – Mar Ionio
Figura 22: Grafici della sequenza sismica dei Monti Iblei-Mar Ionio.
Analisi della sequenza sismica: il grafico dei valori di magnitudo evidenzia due eventi più energetici di magnitudo 3.8 ML e 4.1 Mw registrati rispettivamente nei mesi di marzo e settembre. Il terremoto di 4.1 Mw è stato preceduto da una breve diminuzione della pendenza della curva cumulata delle distanze epicentrali.
La sezione sismologica mostra uno strato sismogenetico che si spinge fino alla profondità di 40 km. Dalla distribuzione ipocentrale è  possibile individuare una superficie efficace alla profondità di 10 km, e una seconda superficie più irregolare a 20-25 km circa. La magnitudo rispetto alla profondità sembra abbastanza regolare, con eventi di bassa energia (magnitudo inferiore a 3,5 ML). I terremoti di maggiore energia si sono sviluppati a maggiori profondità, circa 45 km, come l'evento di magnitudo 4,1 Mw.
Considerazioni: il grafico del numero mensile di eventi mostra dal mese di gennaio una diminuzione progressiva dei valori, mentre quelli di magnitudo sono aumentati.
Tali elementi fanno ipotizzare una riattivazione della fase di rilascio di energia, destinata a produrre un picco di magnitudo maggiore (ora assente) nella struttura evolutiva della sequenza.
Il livello critico da superare in questa fase di rilascio di energia è quello di 4.2 ML. La magnitudo massima dinamica dell’area è superiore a 5.0 Mw.

Conclusioni
I risultati ottenuti, dalle analisi eseguite sui grafici elaborati consentono di avere un quadro sismico abbastanza soddisfacente delle aree analizzate.
In particolare, la struttura evolutiva delle sequenze mostra come alcune, nel corso del 2014 sono state molto attive rispetto ad altre (alcune sono rimaste in quiescenza per brevi periodi). Si nota come per l’Italia settentrionale e centrale, i cicli di rilascio di energia che si sono attivati hanno prodotto, dopo l’evento più energetico, molte scosse di assestamento, mentre nell’Italia meridionale, gli eventi più energetici sono stati seguiti da poche scosse di assestamento. In alcune aree, la fase di assestamento non è stata caratterizzata da nessun aftershock di magnitudo più elevata. Un altro aspetto riscontrato in molte sequenze sismiche è la diminuzione della pendenza della curva cumulata delle distanze epicentrali (focalizzatine degli epicentri) prima degli eventi più energetici. Questo “appiattimento” della curva può essere utilizzata in via preliminare per seguire l’evoluzione della sequenza sismica e per avere maggiori informazioni su ciò che sta accadendo o può accadere nell’area analizzata.

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